Bruce a Trieste: tra Scala dei Giganti e i vicoli di città vecchia

Bruce a Trieste: tra Scala dei Giganti e i vicoli di città vecchia

Continua questo nostro giro alla scoperta di Trieste assieme al nostro amatissimo Bruce uscito dalla penna di Pluc!

Forse un po’ di malinconia ha momentaneamente preso il sopravvento sulla band imboccando questa scalinata decisamente suggestiva che porta al colle più famoso di Trieste, San Giusto col suo castello, la Cattedrale e il complesso di resti romani. Una scalinata un po’ bistrattata dai classici giri in città per la sua posizione, ma che rimane un interessante punto di osservazione per una passeggiata attraverso la città.

Scala dei Giganti, Trieste, Calling the boss, Biagi

La Scala dei Giganti

è un opera in stile neoclassico, posta tra Piazza Goldoni e Via del Monte, eretta tra il 1905 e il 1907, sale al colle di Montuzza ed è opera degli architetti Ruggero e Arduino Berlam [A questo stesso architetto dobbiamo moltissime altre opere cittadine molto più conosciute, tra cui la Sinagoga e il Faro della Vittoria]. La scala è un susseguirsi di archi, scalinate, rampe, zampilli d’acqua e richiami alla natura carsica della città.

Scala dei Giganti, Trieste, Calling the boss, Biagi

 

Arte e letteratura tra i vicoli di città vecchia.

A differenza di maggior parte delle città italiane, a Trieste non fiorì né il Rinascimento né il Barocco e il cuore della città è costituito dal borgo medioevale, un piccolo universo mercantile che dialoga con la città moderna voluta dall’Impero Austroungarico dopo la pace con i Turchi nel 1717.

È da allora che un piccolo borgo di pescatori, in continuo conflitto con la vicina Venezia, comincia a diventare importante per l’Impero Austroungarico che, non senza momenti difficili e contraddittori, lo trasformerà in una grande città.
Particolarmente interessante risulta allora quest’itinerario tra i vicoli di città vecchia, che abbraccia la città romana con l’arco di Riccardo e il borgo medioevale, come piazzetta Trauner, sede del primo ghetto ebraico.
E poi alcuni esempi neoclassici come la deliziosa chiesetta anglicana e la bellissima Rotonda Pancera.
Infine la città ottocentesca con i palazzi dei commercianti triestini come la residenza del barone Revoltella, le sue istituzioni pubbliche, come la palestra Cobolli e palazzo Biserini, sede del museo di storia naturale e della biblioteca civica. Infine alcuni esempi di architettura liberty, come le case Mosco. 

Un percorso storicamente ricco di suggestioni e di angoli pittoreschi, sospeso tra i vicoli e le piazzette della città medioevale e i più ampi spazi della città moderna.
Un percorso non solo architettonico, ma anche letterario, da accompagnare con i testi dei principali scrittori triestini come Saba e Svevo, oppure da coloro che, passando per Trieste, ne hanno fatto riferimento nei loro scritti, come Ivo Andric.

Da Discover Trieste, Cose da fare / Itinerari / Gli itinerari di ScopriTrieste / Tra i vicoli di città vecchia

 

 

La canzone da cui è tratta la vignetta l’avrete riconosciuta … è My hometown, ascoltiamola in questa versione con Clarence Clemons

 


Le meravigliose tavole di Fabrizio Di Nicola, in arte Pluc, ci accompagneranno in questa fantastica edizione 2016, con Bruce alla scoperta della nostra splendida Trieste!

● BIO: Fabrizio Di Nicola e Marco d’Angelo sono rispettivamente, disegnatore e sceneggiatore di Bruce Springsteen – Spiriti nella notte, una biografia a fumetti di Bruce Springsteen, il boss della musica rock. Una cavalcata attraverso la sua vita, i suoi successi e i suoi momenti bui; una scorrazzata attraverso le strade del New Jersey, tra corse automobilistiche e locali fumosi.

● QUANDO: Non solo i suoi fumetti –  sabato 23 aprile alle 15:00, ci sarà la presentazione del libro presso lo Stabilimento Ausonia

 

I Luoghi de festival: Lo storico stabilimento Ausonia e la cena con vista

I Luoghi de festival: Lo storico stabilimento Ausonia e la cena con vista

Un po’ di storia

Lo stabilimento balneare Ausonia, meglio conosciuto dai triestini come BAGNO AUSONIA, è situato in posizione quasi centrale, facilmente raggiungibile anche a piedi o in autobus, ed offre a bimbi, famiglie, giovani e meno giovani ampi spazi e strutture per trascorrere in relax l’intera giornata o semplicemente qualche ora di pausa.
Si tratta di una struttura storica della città di Trieste, costruita con lungimiranza alla fine degli anni ’30 – e rimasta pressoché intatta ad oggi in perfetto stile vintage – e da allora amata dai triestini di ogni età ed estrazione sociale che spesso lo considerano a buon diritto un’istituzione cittadina. Dalla stagione 2005, lo stabilimento è in concessione al Consorzio Ausonia, costituito da 11 Cooperative sociali triestine che hanno sentito la responsabilità di sottrarre la struttura a decenni di degrado e di gestione trascurata, cogliendo la sfida di risanarla e restituirla alla città, recuperando ed attualizzando il suo antico splendore e dal 2012 è gestito dalla Cooperativa Confini.

Stabilimento Ausonia Vintage

Ieri

“Agli inizi del ‘900 le Rive di Trieste furono interessate da profondi lavori di costruzione marittima e portuale, che cancellarono molti stabilimenti balneari popolari suscitando malumori e petizioni da parte dei cittadini. Nel 1909 venne costruito, interamente in legno, il “Nuovo Bagno Militare”, in prossimità dello storico bagno pubblico “Lanterna”.Negli anni ’30 venne edificato, nei pressi del bagno militare, lo “Stabilimento Balneare Ausonia”, costruito con tecniche e materiali di avanguardia. Il Bagno Militare venne a sua volta ristrutturato e consolidato, aperto anche ai civili e rinominato “Stabilimento Balneare Savoia”. I due stabilimenti si fusero in un unico corpo con la costruzione di un pontile di raccordo, assumendo quindi la conformazione attuale. Ancora oggi la zona destra dell’Ausonia è pavimentata in legno e viene denominata “Savoia” dai suoi frequentatori. Nei decenni successivi furono apportate diverse modifiche all’edificio, senza tuttavia alterarne l’identità strutturale e storica. Particolarmente rilevante fu l’opera di restauro ed ampliamento del 1954, resasi necessaria a causa dei danni provocati da una violentissima mareggiata.”

Dal sito “Stabilimento Ausonia

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Terrazza Ausonia – oggi

All’interno dello spazio dello stabilimento balneare trova spazio un ristorante in un posizione decisamente suggestiva.
Il ristorante è situato nella terrazza panoramica che si affaccia sul golfo di Trieste, e prospiciente alla zona degli spettacoli. Abituati come siamo alla Bora nonostante la sua posizione è dotato di protezioni anche in caso di maltempo. Ciò che maggiormente contraddistingue la cucina del ristorante, prevalentemente a base di pesce, è l’utilizzo di prodotti sempre freschi e a miglia nautiche zero, che vengono acquistati esclusivamente a Trieste, garantendo così la qualità del prodotto, sostenendo in contempo l’economia locale e la tipicità dei piatti.

Da “Terrazza Ausonia”

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In questa meravigliosa cornice vi aspettiamo rispettivamente:

Sabato 23 Aprile

ore 15:00 [ FREE ENTRY ]
ACOUSTIC & BENEFIT JAM – “We liked the same music, We liked the same bands”

+ Presentazione del libro “BRUCE SPRINGSTEEN – SPIRITI NELLA NOTTE” di Marco D’Angelo e Fabrizio Di Nicola

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Domenica 24 Aprile

18:00 [ FREE ENTRY ]
LIVE AT SUNSET TIME – Hernandez & Sampedro e Powlean

20:00 [CENA + Concerto finale: 20 €]
Cena con vista “Calling The Boss”

21:45 [Ingresso: consumazione obbligatoria 7 € gratis per chi cena]
The Mama Bluegrass Band

 

Domenica 24 aprile – cena con vista “Calling The Boss”

Menù Terra

Crema di melanzane al sesamo in vaso Weck

Cotoletta primaverile (cotoletta alla viennese con sopra pomodorini e rucola, acciuga

e oliva verde) e patate al rosmarino

Menù Green

Crema di melanzane al sesamo in vaso Weck

Couscous mediterraneo alle olive piccanti, pomodori secchi con semi di girasole e lino

Insalata con verdure croccanti e tofu speziato

Menù Mare

Sardoni impanati al cren

Insalata con verdure croccanti

Compresa nella cena ¼ di vino e mezzo litro di acqua a persona

Tutti i menù sono a prezzo fisso 20€
e comprendono anche l’accesso al concerto a seguire

Per agevolare l’organizzazione è consigliata la prenotazione e, se avete già deciso il vostro menù, comunicatecelo all’atto della prenotazione così potremmo rendere il servizio ancora più efficiente!

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ATTENZIONE:
È possibile avere qualsiasi di questi menù in versione gluten-free basta segnalarlo al momento della prenotazione!

 

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Terrazza Ausonia Ristorante a Miglia Zero
Bruce a Trieste: un giro sul Tram per scoprire l’altipiano e le osmize!

Bruce a Trieste: un giro sul Tram per scoprire l’altipiano e le osmize!

 

Il Boss continua a farsi vedere in città … nei fumetti di Pluc! 😀

Strano fenomeno atmosferico in centro città nei giorni scorsi, pur essendoci il sole c’era la nebbia, un’evento abbastanza raro da queste parti dove notoriamente soffia sempre un po’ di brezza. Il modo migliore per godersi il sole era quindi salire … salire in CarsoIl Carso, territorio da scoprire ] e magari godersi un pranzo all’aperto in una delle tante osmize aperte in questa stagione. Il modo più suggestivo per arrivare all’Altipiano carsico è senza dubbio affidarsi al tram!

Il tram

La tranvia di Opicina, o “tram de Opcina” in dialetto triestino e “Openski tramvaj” in sloveno, è ormai una delle attrazioni turistiche della città di Trieste, ma è una linea tranviaria interurbana panoramica gestita dalla Trieste Trasporti che viene quotidianamente utilizzata anche dai pensolari triestini per raggiundere l’abitato di Opicina, anche grazie alla possibilità di caricarci su la bicicletta.

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“Caratteristica unica in Europa è quella di possedere un tratto di circa 800 m in forte pendenza (fino al 26%) lungo il quale le vetture vengono spinte (in salita) o trattenute (in discesa) da carri vincolati ad un impianto funicolare. Il servizio, classificato come linea 2, presenta un percorso urbano nel centro di Trieste (a livello del mare) e una tratta interurbana di collegamento con la frazione di Villa Opicina sull’altopiano del Carso, a 329 m s.l.m.; in funzione dal 9 settembre 1902, è lunga poco più di 5 km.”

“Si tratta di una trenovia unica nel suo genere, in funzione a Trieste fin dal 9 settembre 1902, che collega il centro di Trieste ad Opicina, nel Carso triestino.

Se vuoi fare una splendida gita fuori porta percorrendo una tratta suggestiva e panoramica, allora prendi il tram e non te ne pentirai! Ti consigliamo di scendere all’altezza dell’Obelisco intitolato a Francesco I d’Austria e farti una bella passeggiata sulla strada Napoleonica.

Verrai portato su, lungo una ripida pendenza, grazie ad alcune motrici che spingono il tram (in salita) o lo trattengono in discesa tramite un impianto a funicolare.

Il tragitto è lungo circa 5 km, con un dislivello di 329 metri e con una pendenza massima del 26%.” 

Dal sito Discover Trieste, Cose da fare / We Are Trieste / Tram di Opicina

Ma le osmize cosa sono?
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Ve lo lasciamo raccontate da questo editoriale  “OSMICA: L’AGRITURISMO DAL 1784 AI GIORNI NOSTRI”, di G. Iazeolla, in Scuola Europea Sommelier, n°1 anno III, Maggio-Luglio 2014
“Oggi ti porto a mangiare in osmica”. “Osmi….?? Cos’è???”

Così è cominciato il mio incontro con l’osmica (si pronuncia osmìza, con l’accento rigorosamente sulla i, spesso lo troverete scritto così, in “italiano”). Mi trovavo in terra giuliana, nello splendido Carso, sopra Trieste, in compagnia di una giuliana “dura e pura”, alla quale devo gran parte delle notizie di questo breve articolo. Le osmize oggi sono dei punti di ristoro, per certi versi molto simili agli agriturismi che tanto vanno di moda da qualche decina d’anni nel resto d’Italia, caratteristici dell’altipiano carsico che domina la città di Trieste. Devono essere considerate un vero e proprio patrimonio storico e culturale locale, e tali le considera la gente del Carso. La loro origine viene fatta risalire al 1784, quando l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo emanò un editto con cui consentiva ai contadini la vendita a terzi dei prodotti di propria produzione. Le fattorie che intendevano vendere i loro prodotti dovevano esporre una frasca (pena la confisca dei prodotti messi in vendita), che tutt’oggi è l’elemento caratterizzante l’osmica.
La frasca è ricavata da un tipo di edera sempreverde (uguale e riconoscibile sempre per tutto l’anno), la selvatica Hedera Helix che anticamente era il simbolo di Dioniso. L’etimologia del nome osmica, pare debba essere fatta risalire al termine sloveno “osem” (otto), ovvero i giorni in cui era consentita la vendita al pubblico dei prodotti che la legge asburgica, molto rigorosa, prevedeva. Oggi invece i regolamenti comunali sono più permissivi a riguardo. In ogni caso le osmize non hanno giorni di apertura fissi o periodi prestabiliti, ed è molto complesso riuscire a seguire le varie aperture, ma il bello è anche quello, “scoprire” di volta in volta quale osmica è aperta, e comunicarlo agli amici. Diventa un’occasione per incontrarsi e bere un “calice”.
Nelle osmize troverete un’atmosfera informale dell’ambiente familiare, infatti la conduzione non prevede lavoratori dipendenti. I profumi e i sapori sono netti, assoluti, senza compromessi, sia riguardo al cibo che al vino. Non aspettatevi piatti cucinati, menù, calici da degustazione (stonerebbero non poco), bottiglie stappate. Uova sode con pepe e sale (un obbligo, in pratica se non le chiedi sanno subito che sei uno “di fuori”), le vecchie e più semplici osmize avevano solo questo e qualche salume. Sul Carso (Kras – Krast), in origine, la produzione di salumi era ricca e finiva in vendita quasi tutta in città (Trieste), ai “signori”, solo le eccedenze finivano in osmica, restavano i prodotti meno pregiati. Oggi è esattamente il contrario. Salame, salame de lardo, ossocollo (soppressa), ombolo (spalletta) con la rucola selvatica e formaggio stagionato in scaglie, prosciutto crudo, prosciutto cotto, prosciutto rosto (arrosto, cotto intero nella pasta di pane, una delizia assoluta), crodighin (salsiccia stagionata), panzeta (pancetta), panzeta rosta.  “Tutto” più kren (rafano) e senape. Sottaceti (olive, pomodorini, cetrioli, peperoni, cipolline). Formaggio latteria con finocchietto e olio e formaggio di fossa, più raro da trovare. Sì, vi arriva a tavola un tagliere con tutto questo ben di dio insieme. L’ordinazione l’avrete fatta voi al banco (ovviamente io non sarei stato in grado di ordinare nulla, si parla rigorosamente la lingua del luogo). Se vi rimane ancora spazio nello stomaco ci sono anche i dolci: ricottina noci e miele; strucolo (strudel) di mele o ricotta; crostata; palačinke (una sorta di crepes) con marmellata “domacia” (di “casa”); kipfeletti (impasto  di patate fritto e servito con zucchero a grani grossi). Il vino. Solo sfuso, servito in quarto, mezzo litro e litro, in caraffa. I bicchieri sono di vetro, di quello grosso, spesso, senza gambo. Non potrebbe essere diversamente. Troverete i vini tipici del Carso: la vitovska, la malvasia, il prosecco (non spumantizzato) e il terrano, unico vino rosso, perciò basterà ordinare la quantità desiderata di “nero”, non serve specificare altro. Quest’ultimo è il vino rosso che si beve nel Carso, insieme alla terranella, difficilmente troverete altro. È un vino che non incontra il gusto personale di chi scrive, ma che si abbina perfettamente ai piatti locali. Merita, senza dubbio, di essere gustato, alla fine di tutto, il pelincovec. Non lo troverete sempre, si tratta di un infuso di assenzio in alcol. Lo servono con il ghiaccio e una fetta di limone. Straordinario. Il ghiaccio non è una risorsa “moderna” per il Carso, infatti, quest’ultimo, prima dell’avvento dei frigoriferi, produceva il ghiaccio per poter conservare i cibi, e veniva mandato, su carri di fieno, a Trieste e nei paesi dove si pescava come Kriz (Santa Croce), Kontovel (Contovello) e Nabrezina (Aurisina). L’osmica è diventata un tappa quasi obbligatoria ogni volta che mi trovo nel Carso triestino: si tratta di un incontro, senza filtri, con quella magica terra, attraverso la sua gente, i suoi profumi e i suoi sapori.

 

Un piacevole aneddoto sulla scelta della vignetta nel fumetto, è tratto da no surrender, non a caso canzone anch’essa sull’amicizia, filo conduttore dell’edizione 2016 del festival Calling The Boss), il richiamo di Bruce, noto ai fan, per chiamare Steve Van Zandt dalla E Street Band a duettare con lui.
… al 3′ 50”

“C’mon steve!”

https://youtu.be/nKlWWrbiFQc

 


Le meravigliose tavole di Fabrizio Di Nicola, in arte Pluc, ci accompagneranno in questa fantastica edizione 2016, con Bruce alla scoperta della nostra splendida Trieste!

 

● BIO: Fabrizio Di Nicola e Marco d’Angelo sono rispettivamente, disegnatore e sceneggiatore di Bruce Springsteen – Spiriti nella notte, una biografia a fumetti di Bruce Springsteen, il boss della musica rock. Una cavalcata attraverso la sua vita, i suoi successi e i suoi momenti bui; una scorrazzata attraverso le strade del New Jersey, tra corse automobilistiche e locali fumosi.

● QUANDO: Non solo i suoi fumetti –  sabato 23 aprile alle 15:00, ci sarà la presentazione del libro presso lo Stabilimento Ausonia

 

I luoghi del festival: La Chiesa di largo Panfili

I luoghi del festival: La Chiesa di largo Panfili

Nei prossimi giorni andremo brevemente alla scoperta dei luoghi che dal 21 al 25 aprile prossimi ospiteranno i concerti del Calling the Boss 2016.

Iniziamo dalla Chiesa Evangelica Luterana scoprendo una delle caratteristiche storiche più radicate della città, la Trieste multireligiosa. Partiamo da questa location, perché è di due giorni fa l’inaugurazione della piazza antistante la chiesa! Uno spazio che è stato simbolicamente “restituito” alla città che, per tempo immemore, ricorda questo spazio come emarginato e adibito a parcheggio d’automobili fino al limite con l’ingresso della chiesa. Per fortuna da adesso è solo un ricordo, chi verrà ad assistere a questo meraviglioso concerto, potrà soffermarsi nella nuova piazza antistante. Vi aspettiamo per  “C’MON RISE UP” – Rock meets Gospel – Domenica 24 aprile, ore 15.00.

 

Un po’ di storia:

La comunità Evangelica di Confessione Augustana è presente a Trieste dai primi del Settecento, ma il culto luterano fu autorizzato da Maria Teresa d’Austria solo nel 1778. Mentre in passato la Comunità era formata da numerosi membri, oggi i fedeli si sono molto ridotti. La chiesa sorge in largo Panfili – dietro il palazzo della Posta Centrale – su un’area occupata in passato dallo squero Panfili e successivamente dagli uffici doganali. Essa è in stile neogotico, ed è stata progettata a Breslavia, dall’architetto Zimmermann; tuttavia, fu realizzata dagli architetti triestini G. Berlam e G. Scalmanini. Aperta al culto nel 1874, fu sede del Ginnasio comunale di lingua italiana.
L’ardito slancio verticale della facciata è reso ancor più evidente dall’esiguità della piazza. Numerose le guglie e i pinnacoli, notevole l’altezza del campanile: le campane, frutto della fusione di cannoni francesi, furono donate da Guglielmo I.
All’interno è suggestivo il contrasto tra le forme gotiche della chiesa e la purezza neoclassica dei monumenti funebri scolpiti da A. Bosa nel 1823. Stupenda la vetrata del coro, realizzata a Monaco di Baviera e raffigurante la “Trasfigurazione di Cristo” di Raffaello. La chiesa ospita numerose manifestazione culturali e concerti di qualità.

Maggiori informazioni e curiosità sulla chiesa: Chiesa Evangelica Luterana

 

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Bruce a Trieste: un tuffo al Pedocin!

Bruce a Trieste: un tuffo al Pedocin!

È stato avvistato il Boss in città!
A quanto pare sta scorrazzando per Trieste … nei fumetti di Pluc! 😀

Oggi Bruce, nonostante l’aria sia appena primaverile e il sole sia velato, ha fatto una capatina in pausa pranzo a prendere il sole al mare, come fanno i triestini. Ha chiesto informazioni per un posto che non fosse troppo in vista … a quanto pare gli è stato indicato in un posto un po’ speciale per i Triestini: El Pedocin!

Per chi non lo conoscesse già per fama, il bagno pubblico Lanterna, conosciuto amichevolmente come El Pedocin, è periodicamente al centro delle cronache curiose di mezzo mondo. Progettato a fine ottocento e inaugurato nel 1903, la “Lanterna” è l’unico stabilimento in Europa ad essere ancora diviso per uomini e donne (con bambini fino ai 12 anni).
Grande motivo di stupore per i non locali che davanti a tale separazione spesso di primo impatto inorridiscono sconcertati, ma non fanno i conti con l’aperta mentalità fortemente radicata a Trieste. Dovete, invece, quel muro non lo vorrebbe far abbattere assolutamente nessuno, anzi a sua difesa si erge forse l’unica profonda unanimità cittadina.

“Il motivo per cui i triestini sono così tanto legati a questa divisione secondo molti non è quello che si potrebbe immaginare: non è una questione di “bigotteria” (parola che loro stessi usano quando tentano di spiegare perché quel muro è così importante) ma al contrario di libertà. La divisione della spiaggia per sessi – di una sola spiaggia, peraltro, dentro un’offerta generale di spiagge aperte a tutti – sarebbe banalmente una possibilità in più per i bagnanti di fare quello che vogliono.” 

Da Il Post, 3 agosto 2015


Ognuno può liberamente esibire tutti i difetti fisici, e veder abbattuto qualsiasi eventuale pudore sia da una parte che dall’altra del muro … e chiacchierare in santa pace! Per stare assieme c’è sempre tempo e spazio, già a due passi dall’ingresso quando le coppie spesso si ritrovano a bere una bibita fresca o mangiare un gelato, per poi tornare a godersi le amiche da una parte e gli amici dall’altra. Il modo migliore per raccontarvi questo luogo è lasciar parlare immagini e parole.

Il testo qui di seguito è tratto dal progetto fotografico “Pedocin” di Alba Zari e Sharon Ritossa, che va ad indagare questo spazio unico attraverso le immagini.  > Pedocin

“Uno stabilimento balneare diviso tra uomini e donne in pieno centro a Trieste. Una casta tradizione nata sotto l’Impero Asburgico, che ha resistito nel tempo, nonostante i cambiamenti di bandiera (della città) e della morale (dei cittadini). La popolarità de “La Lanterna”, chiamato affettuosamente “Pedocin” dai triestini, mette in luce ancora una volta la proverbiale bizzarria degli abitanti del capoluogo giuliano. In tempi in cui la spiaggia è teatro per eccellenza di sensuali giochi di sguardi tra uomini e donne, i rossoalabardati preferiscono la divisione, la tranquilla familiarità della compagnia maschile per i maschi e femminile per le femmine.
Il progetto fotografico ha come tema centrale il dualismo: due fotografe (donne) si avventurano in uno spazio diviso da un muro. A separare i due settori, più invalicabile del muro di mattoni, vi è quello delle differenze di genere: le donne, finalmente libere dall’asfissiante necessità di apparire belle ed attraenti per la controparte maschile, si fanno sorprendere da scatti rubati, ma non a sbirciare di nascosto cosa accade dall’altra parte.
Gli uomini, invece, ravvivati dalla cameratesca compagnia maschile, scrutano spesso e volentieri l’orizzonte rosa da cui li separa una cortina di sovietica
memoria, posando a proprio agio di fronte alle sole donne a cui è stato concesso l’ingresso: le giovani fotografe. Le signore del Pedocin divengono oggetto dello sguardo, i signori soggetto.
Il dualismo degli spazi, delle dinamiche sociali ed emotive, del binomio soggettività/oggettività, non po- teva non ripresentarsi anche nella tecnica fotografica. Due i mezzi utilizzati: da un lato, una fotocamera digitale, piccola, discreta, in grado di riprendere agilmente l’istantaneità, il momento. Dall’altro
una macchina fotografica analogica, grande, pesante, che costringe a lunghi tempi di sviluppo e stampa, rendendo necessario un approccio ai soggetti più
diretto e paziente. “Posso farle una foto?” è il fulmine a ciel sereno che squarcia la tranquillità di chi credeva di potere passare una giornata senza preoccuparsi di come apparire. In tempi di immagini sempre più banali e standardizzate, la fotografia torna ad essere un punto di rottura.”

Un altro estratto breve da un post di una “frequentatrice tipo”:

“Guardandomi attorno ho constatato che era tutto come sempre. Come lo scorso anno, come l’anno precedente ancora e probabilmente come cento anni fa…. Io forse un po’ più grassa e flaccida, ma vabbe’, fa niente, sono in buona compagnia.
Mamme con bambini, anziane signore già perfettamente abbronzate, nonne, bisnonne, studentesse_ le si riconoscono dal pallore e dai libri che si portano dietro pensando, come ho sempre fatto anch’io quando ero all’università, che si possa studiare anche per osmosi_ prof. , commesse, avvocati, notai…. di tutto e di più.

Tutte spogliate dei vestiti e delle loro sembianze sociali, tutte uguali e sullo stesso piano, per un’ora o una mezza giornata sotto il sole e davanti al mare. Questo è il bagno “La Lanterna”, il cosiddetto “pedocin“, stabilimento balneare unico in Italia su oltre 7.000 km di costa, a 500 metri dal centro di Trieste.”

Tratto da: http://www.goodmorningtrieste.it/il-pedocin/, breve racconto !


Le meravigliose tavole di Fabrizio Di Nicola, in arte Pluc, ci accompagneranno in questa fantastica edizione 2016, con Bruce alla scoperta della nostra splendida Trieste!

 

● BIO: Fabrizio Di Nicola e Marco d’Angelo sono rispettivamente, disegnatore e sceneggiatore di Bruce Springsteen – Spiriti nella notte, una biografia a fumetti di Bruce Springsteen, il boss della musica rock. Una cavalcata attraverso la sua vita, i suoi successi e i suoi momenti bui; una scorrazzata attraverso le strade del New Jersey, tra corse automobilistiche e locali fumosi.

● QUANDO: Non solo i suoi fumetti – ci sarà la presentazione del libro, sabato 23 aprile alle 15 – Stabilimento Ausonia

 

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