Intervista a Bill Toms
La seconda serata della sesta edizione del festival Trieste Calling The Boss è ospitata dal Teatro Miela, stasera a partire dalle 20.30; headliner sono i riminesi Miami & the Groovers e, dagli USA, Bill Toms Band.
L’apertura è affidata a tre formazioni triestine che proporranno personali versioni delle canzoni di Springsteen: The Enema Bandits Play The Music of Frank Zappa, che – come suggerisce il nome – sono un progetto tributo a Zappa, ma per l’occasione si cimenteranno con la E Street Band, i Road Junkers con il loro hard and blues sanguigno e i Grinders, rockers con all’attivo un album intitolato “Beer on Venus”.
I Miami & the Groovers sono una delle rock band indipendenti più apprezzate e seguite in Italia, molto amati dal pubblico triestino: dal 2006 si sono esibiti in città con cadenza quasi annuale. Fondati nel 2000 da Lorenzo Semprini, leader, autore e cantante, hanno prodotto quattro album in studio, un box live cd/dvd, due ep, ricevendo ottime critiche. La vena bluesy di Alessio Raffaelli (piano e fisarmonica), le chitarre Clash di Beppe Ardito, la ritmica solida di Marco Ferri (batteria) e Luca Angelici (basso) insieme alla voce, armonica e chitarra di Semprini sono un mix esplosivo in concerto.
Bill Toms è l’ex chitarrista degli Houserockers, la storica band di Joe Grushecky che spesso ha accompagnato Springsteen (nel ’95 il Boss ha anche registrato e prodotto un cd del gruppo), ma anche Bob Dylan e Stevie Ray Vaughn. L’artista americano propone un mix di soul, blues e rock’n’roll suonato con grande passione ed è accompagnato dall’amico Phil Brontz al sassofono («è un performer dinamico, uno dei musicisti r’n’r più naturalmente dotati», dice Toms), e da due pilastri inamovibili delle sue esperienze italiane ed europee, Simone Masina al basso e Antonio Perugini alla batteria. La stessa formazione aveva suonato a Trieste in Piazza Verdi a luglio 2015, racconta Toms: «Ricordo la vista del mare e tanto divertimento, un pubblico attento, pieno d’anima: è stato uno scambio alla pari, abbiamo dato e ricevuto molto in quel concerto estivo nella vostra città».
Un legame speciale con l’Italia…
«Conosco parecchi artisti italiani e, infatti, due di loro sono nella mia band. Nel vostro paese ho sempre trovato cibo fantastico, gente ospitale, persone che ci hanno fatto dono del loro affetto sincero».
Il concerto al Miela?
«Questa sera avremo anche il nostro pianista/tastierista da Pittsburgh che non sempre è con noi in tour, e quindi abbiamo potuto aggiungere in scaletta alcuni brani che non possiamo suonare quando lui è assente».
Ha annunciato l’uscita di un nuovo album per il 2017.
«Uscirà ad ottobre un disco di Bill Toms and Hard Rain (featuring The Soulville Horns), il titolo sarà “Good For My Soul”, un buon concentrato di musica rhythm and blues americana».
La sua storia si intreccia, musicalmente e personalmente, con quella di Springsteen.
«Parlare di Bruce sarebbe lungo: tanti aneddoti, troppi per riassumerli. Ho sempre avuto un forte legame con lui, tutte le volte che abbiamo suonato assieme. Da lui ho imparato come il mio desiderio di mettermi in vera connessione con il pubblico possa essere canalizzato con la mia voce».
Come passa il tempo libero in tour?
«Mi piace sedere nei bar e caffè locali e cercare di capire, osservandoli, i personaggi che vi gravitano attorno. Ho scritto un sacco di canzoni così».
È in pista da tanti anni, come ha vissuto i cambiamenti del mondo musicale?
«Quando ho esordito era davvero dura immaginare di incidere un disco senza avere un’etichetta. Oggi tutti usano i computer per fare tutto: certo, creano grandi possibilità ma al tempo stesso ci sono in circolazione molte meno canzoni “stellari”. Bisogna scremare molto di più e anche la creazione più meritevole si può perdere nella mischia. Può essere davvero frustrante».
Un consiglio ai giovani?
«Direi loro di imparare dagli innovatori, da chi ha cominciato un genere: devi capire Chuck Berry per suonare rock and roll. Devi capire Charlie Patton per vedere il blues. Aretha Franklin per sentire il soul».
Difficoltà e soddisfazioni di una vita dedicata alla musica?
«La parte più difficile del mio lavoro è trovare il modo di proporre la musica che davvero sento dentro. Andare al nocciolo dell’onestà. È dura perché devi svelare molto di te stesso. La parte migliore è quando ci riesci e la connessione con il pubblico è autentica».
Un messaggio al suo pubblico?
«Non abbiate timore: ballate, cantate, applaudite e soprattutto emozionatevi».
La rassegna organizzata da Trieste is Rock continua domani, sempre al Miela, con la leggendaria Treves Blues Band, Graziano Romani e in apertura Frank Get & Anthony Basso. Domenica doppio appuntamento, alle 15 il concerto gospel alla Chiesa Evangelica Luterana e dalle 20.30 all’Ausonia con The Springstreet band, The Mons, Brazos Black Suit Trio. Quinta e ultima giornata lunedì 1 maggio dalle 12 all’Ausonia con The Wooden Brothers, On The Road, Powlean e in serata Francesco Piu e Nashville&Backbones.
Elisa Russo, Il Piccolo 28 Aprile 2017